Trailer Ibride e Contrapposte Coesistenze
Una riflessione tra molteplicità e complessità. La narrazione che si sviluppa all’interno di Ibride e Contrapposte Coesistenze viene costruita per ascoltare le numerose sfaccettature contemporanee legate alla progettazione architettonica, in relazione da un lato con il contesto naturale o antropico in cui si inserisce, dall’altro con l’emergenza climatica attuale e pandemica appena trascorsa.
I protagonisti della lezione sono due: lo studio Ciclostile Architettura di Bologna e la realtà di ZEDAPLUS Architetti di Pescara. Due anime differenti, due voci contrapposte che affondano le radici nell’analisi e nella ricerca teorica, in un racconto in cui dicotomie e similitudini, approcci e riferimenti culturali restano in ascolto di mutamenti ed emergenze, in un intreccio che invita a una profonda riflessione architettonica e progettuale a scala urbana.
I fondatori di Ciclostile Architettura raccontano, così, la loro esperienza progettuale in relazione con due contesti estremamente differenti: quello stratificato e denso del cuore del capoluogo Emiliano, e quello rarefatto e naturale dell’appennino. Città e paesaggio, genius loci e memoria, collettività e spazio intimo, diventano temi fondanti per l’ideazione e la realizzazione di diversi interventi, tra cui la rigenerazione urbana della frazione di Ripoli Santa Maria Maddalena, il recupero dell’abitazione privata di Ca’ Inua, e il recupero del piano terra e interrato della Casa Azzoguidi.
Nel caso studio di Ripoli, le scelte progettuali sono volte a migliorare la vivibilità, l'accessibilità e la qualità dello spazio pubblico, al fine di realizzare un intervento avente come obiettivo quello di rappresentare la collettività e di recuperare la funzione dei luoghi caratterizzati da un uso sociale, sia come emblemi fisici della cittadinanza che come ambiti dove poter sostare e trascorrere del tempo, coniugando esigenze di mobilità e spazialità condivisa, garantendo un'elevata fruizione e una corretta valorizzazione del territorio.
Mantenendo l’attenzione indirizzata al contesto appenninico, il caso studio di Ca’ Inua apre a un racconto composto di coesistenze materiche e formali, in cui la storia dell’edificio e la cultura rurale entrano a far parte di una progettazione contemporanea sostenibile e d’avanguardia. Per la bellezza e l'imponenza del paesaggio nel quale il progetto si inserisce viene presentato dai progettisti un approccio delicato e attento, per cui il nuovo edificio doveva presentarsi come un oggetto senza tempo, uno degli elementi del paesaggio naturale. Tra estetica e avanguardia, l’architettura realizzata dialoga con tecniche antiche e orientali di bruciatura del legno, per una soluzione duratura nel tempo, efficace e del tutto sostenibile.
Volgendo lo sguardo verso il contesto urbano, invece, lo studio Ciclostile Architettura entra, in Casa Azzoguidi, in relazione con una memoria storica di grande valore emersa da attente ricerche che evidenziano una stratigrafia di rilievo, che va dal medioevo ai giorni nostri, rivelando tutta la ricchezza di storie e avvenimenti che si sono succeduti nell'edificio. In questo caso studio, innovazione e la reinterpretazione si ritrovano nei dettagli e nelle finiture, che conferiscono agli ambienti la ricercatezza che meritano.
“Esiste poi un rischio interno, causato dal narcisismo, che la perfetta sovrapposizione tra forma e identità può provocare. Tale pericolo ha origine dalla stessa formazione del concetto di paesaggio italiano, luogo ideale dell’arte ma nello stesso tempo astrazione poetica dalla concretezza di ambienti territoriali esistenti. La duplicazione del paesaggio reale in un paesaggio rappresentato può costituire un alibi a causa del quale il primo può essere distrutto perché tanto il secondo rimane intatto. Non si capirebbe il disastro dell’abusivismo, che da Roma in giù ha compromesso vaste aree della penisola, senza accettare l’ipotesi che sia stata proprio l’idealizzazione della forma del territorio italiano a permettere la sua distruzione.”
F. Purini, La misura italiana dell'architettura, Editori Laterza, Roma - Bari, 2008, p.100.
In espressione delle ibride coesistenze, invece, i fondatori della realtà di ZEDAPLUS Architetti danno voce a una sequenza continua di strategie progettuali sui temi dell’energia e della sostenibilità, della cura, del benessere sociale e dell’innovazione architettonica per un futuro migliore, condiviso e collettivo. I progettisti affrontano una riflessione su un avvenire – distopico o realistico? – in cui più che mai, oggi, risulta necessario andare alla ricerca di nuove strategie d’intervento urbano. Gli edifici, infatti, sono responsabili del 36% della totalità delle emissioni, del 40% del consumo di energia, del 21% del consumo di acqua, motivo per cui il settore delle costruzioni risulta determinante nella lotta al contrasto della crisi climatica attuale.
Con i codici urbani e gli spazi ibridi intermedi, progettazione e architettura diventano sinonimo di rigenerazione del tessuto umano e urbano, in grado di far fronte alle difficoltà emerse dalle emergenze attuali: la vulnerabilità abitativa e sociale e l’inadeguatezza dei luoghi dell’abitare. Con i progetti pilota di Code_CC e Code_M, nuovi schemi insediativi prendono forma, in una visione capace di migliorare la qualità della vita non solo degli utenti bensì dell’intera collettività, mutando il concetto di distanza in quello di prossimità. Lo spazio urbano diventa sinonimo di vicinanza, di intimità, di cura.
Gli interlocutori di ZEDAPLUS Architetti operano interventi puntuali all’interno del tessuto urbano di Pescara, con il principale obiettivo di generare socialità leggere, aperte e costruite intorno a un progetto di visione più ampio rispetto a quello architettonico: nuove regole di socialità, nuovi equilibri urbani, nuove riflessioni culturali. Piazze multifunzionali e villaggi verticali accolgono densità orizzontali, aprendosi alla città.
Un lavoro di sottrazione, quello dello studio ZEDAPLUS Architetti, in cui la strategia flessibile dei Codici Urbani può considerarsi di esempio nei processi di rigenerazione urbana e umana di quartieri e realtà abitative considerate fragili. Una diminuzione delle densità volumetriche che lascia spazio agli spazi ibridi intermedi, alla cura della collettività, dell’ambiente e del tessuto urbano circostante.
Obiettivi formativi:
- La lezione prende in esame attentamente la relazione tra memoria e materia, in un’analisi progettuale del contesto in cui l’intervento si inserisce. Un approfondimento che si relaziona con il tessuto urbano storico bolognese e quello naturalistico degli appennini, in cui approcci e riflessioni di progettisti professionisti si intrecciano con soluzioni che valorizzano tematiche di sostenibilità, cura del dettaglio e nuove lavorazioni tecnologiche.
- Il tema della specifica lavorazione tecnica del legno viene approfondito in relazione con l’utilizzo del medesimo materiale in interno e in esterno: nel primo caso si mostra come il legno viene utilizzato su tutte le superfici per conferire allo spazio un senso di calore domestico e di intimità, al contrario, in esterno, si analizza come questo materiale viene trattato con una bruciatura superficiale, sia con funzione tecnica che estetica.
- La lezione analizza l’importanza dello spazio pubblico da differenti punti di vista: in un caso come realtà capace di ricucire le relazioni all’interno di una piccola collettività “interrotta” da smottamenti naturali e abbandono del centro abitato, in un secondo caso come fattore di incremento del senso di prossimità e di intimità, in contrasto con la crisi pandemica appena trascorsa.
- Il tema dell’attenzione alle emergenze climatica e pandemica viene declinato e analizzato dal punto di vista dell’architettura, in una presa di coscienza progettuale e spaziale, che rende gli spazi ibridi intermedi protagonisti di una nuova visione urbana, fatta di bassa densità e ritorno a una più profonda collettività.