"Essere architetto in epoca contemporanea significa esplorare la complessità. La figura dell'architetto oggi è mutata completamente, dovrà continuare a costruire il futuro"
La nuova puntata di ArchiTALKS ci riporta a Milano per conoscere l’esperienza progettuale e di ricerca dello studio Metrogramma, uno dei protagonisti del dibattito sulla città, attraverso il racconto dell’architetto e fondatore Andrea Boschetti.
La narrazione muove dal racconto personale e biografico dell’architetto Boschetti, approfondendo in primo luogo il periodo di formazione presso l’università IUAV di Venezia con maestri come Bernardo Secchi, Gino Valle, Manfredo Tafuri o Massimo Cacciari, per poi affrontare le esperienze professionali presso lo studio di OMA di Rotterdam con Rem Koolhaas e l’inizio dell’avventura di Metrogramma.
Il nome dello studio nasce in modo molto laico… Con un gruppo di amici iniziammo ad affrontare dei concorsi di architettura durante l’università. Ci occorreva essere anonimi e così decidemmo di usare questo nome: “Metrogramma.” Da un lato, “Granma” era la barca di Che Guevara – eravamo tutti molto attenti alle vicende politiche dell’epoca, eravamo molto attivi nel “Movimento della Pantera” contro la privatizzazione dell’università –; dall’altra aveva un significato a me molto caro perché in greco significa “misura dello spazio”. In una logica dove lo spazio è un po’ tutto, è vita sociale, aria e ambiente oltre che forma e architettura.
Città, territorio e paesaggio, ma anche architettura, design del prodotto e d’interni
La lezione prosegue con un approfondimento sulla pratica e il metodo di lavoro di Metrogramma, evolutosi nel tempo in termini di composizione, struttura e geografie di pertinenza, ma da sempre caratterizzato da un’impostazione multi-scalare e trasversale alla progettazione dove “unità, griglia e matrice” rimangono come i capisaldi su cui costruire ogni progetto e idea.
Unità, griglia e matrice sono un modo per raccontare le tre scale del progetto, cioè quella del design, dell’architettura e della città, dell’urbanistica. […] Questa definizione fa capire in modo anche geometrico come occuparsi di un dettaglio significhi occuparsi di un punto. Occuparsi di una griglia significa occuparsi di più punti collegati tra loro, ma pur sempre di punti si tratta. Si aggiunge un significato di sistema e occuparsi di matrice significa occuparsi di sovrapposizione di griglie, e quindi, di complessità. Questo non limita il punto sulla matrice, ma dà semplicemente un contesto diverso a un unico messaggio che è il progetto che - in tutti questi ambiti di scala - deve portare con sé un senso e un significato.
Guarda subito l'ArchiTALKS di Metrogramma
Le riflessioni portate avanti dall’architetto Boschetti portano verso l’allontanamento dalla rigidità del modello di pianificazione tradizionale, in favore di un approccio alla pianificazione più flessibile e sperimentale, aperto e partecipato.
Secondo Boschetti:
Lo sviluppo tecnico infrastrutturale di una città e la costruzione di visione devono tornare a combinarsi: questa segregazione deve essere rotta in modo drammatico. […] Pensiamo semplicemente a come è fatta una città oggi: lo spazio pubblico per una grande percentuale è occupato da strade e automobili, che sono estranee alla percorribilità pedonale dolce. Ci rendiamo conto che ci sono due mondi in contrasto e credo sia necessario lavorare proprio su questo.” Inoltre, “quando si parla di “shared surface” in termini di spazi condivisi, bisognerebbe riportare questo tema sul piano professionale e parlare di “shared professions”, perché questi mondi dovrebbero tornare a progettare insieme nell’interesse della qualità, che dovrebbe tornare protagonista nella città.
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La lezione affronta la produzione di Metrogramma seguendo una scansione temporale precisa, presentando esempi appartenenti al passato, al presente e al futuro dello studio. Questa selezione fornisce interessanti spunti di riflessione sulle sperimentazioni alla scala urbana con le proposte per le città di Milano o New York, come per esempio il PGT del 2007 prima e ora Milano Future City, visione strategica per il futuro sostenibile del capoluogo meneghino.
Il PGT di Milano ha avviato una stagione che poi è stata presa in consegna da altre amministrazioni, da altri professionisti. […] Abbiamo presentato “Milano Future City”, un lavoro sugli assi di Milano, con l'ambizione di dare un contributo ulteriore in coerenza con quello che è il PGT in corso di approvazione. […] Vorremmo far capire quanto rilevanti siano gli aspetti progettuali intorno alla trasformazione delle infrastrutture collettive di mobilità urbana. Si tratta anche di affrontare un tema tecnologico importante: la relazione tra i mezzi di trasporto e l'ambiente, il tema dell’energia e dell’inquinamento, ma soprattutto penso alla qualità della vita degli abitanti.
Anche in termini di architettura, Boschetti spazia dal racconto di Domus Malles di Bolzano ai cantieri in corso in città e contesti molto diversi fra loro, da Zservita Square di Budapest alle residenze di Marbella, proponendo affondi rispetto ai lavori di interior e product design dello studio, grazie alla recente associazione professionale con aziende leader nel settore degli interni di lusso, fino alla realizzazione di spazi commerciali.
Ancora una volta l'idea è mettere insieme, di far sì che l'architettura sia un veicolo per far stare insieme le persone, un obiettivo naturalmente che viene prima degli aspetti prettamente formali […] È il caso di Scalo Milan dove ci siamo posti un obiettivo fondamentale […] nonostante tutti i centri commerciali di questa natura siano molto posticci, finti, noi abbiamo voluto che la struttura fosse molto contemporanea quindi molto proiettata sul futuro: i materiali, le riflessioni e gli specchi, gli acciai, i vetri, i colori... Ma soprattutto quello che ci interessava ancora una volta è il piano a terra, l'attacco a terra, la qualità dello spazio.
Il racconto fa emergere la centralità del ruolo del progettista come interprete della complessità, dove il lavoro di ricerca e sperimentazione nel procedimento progettuale, la determinazione e una chiarezza di visione sono aspetti essenziali:
Un'ultima cosa mi sembra importante: quando parliamo di multidisciplinarietà non vuol dire riduzione del ruolo dell'architetto nella costruzione dei progetti, ma vuol dire ancora una volta una capacità di farsi carico di un dialogo che è sempre più necessario nel mondo complesso in cui viviamo. […] È forse rimasto all'architetto il ruolo di occuparsi molto del concetto di comunità e credo che questo sia un dovere a cui non si debba rinunciare.