Il segno grafico che diventa strumento di analisi e di esplorazione, traccia dell’impianto compositivo e della costruzione dell’abitare
Non è sempre facile entrare in un mondo, varcare una soglia, scoprire un nuovo sguardo, un modo di vedere la realtà. Oltrepassare l’ingresso ed entrare nello studio romano Purini-Thermes per l’ArchiTALKS di Isplora significa anche questo, nella serie di stanze, tra libri e strumenti della professione, la maggior parte dello spazio è data al disegno, ai disegni.
Un lavoro costante, ossessivo, quello svolto da Franco Purini lungo la sua carriera, esplorando le possibilità conoscitive proprio attraverso il disegno, scoprendone il suo potere nel progetto e, più in generale, nel territorio dell’architettura.
La vera vista dell’architetto è il disegno
Un “amico” e un luogo fondamentale nella ricerca di Franco Purini, non un mero strumento per rappresentare il progetto ma un segno grafico che si fa analisi, dialogando con la dimensione della città e quella dell’uomo. “Traccia” nell’accezione di Piranesi che costituisce l’impianto analitico e costruttivo dell’architettura, aprendo alle questioni compositive e alle “tecniche di invenzione”.
Il disegno per Franco Purini è un universo, quello del suo tavolo che diventa il luogo di sperimentazioni e ricerche, intrecci e piani narrativi che si fondono e si distanziano, linee e sottolineature di un modo di fare ricerca e lavorare sul tessuto delle città.
Disegno per me è una specie di preghiera laica, di spazio diciamo di sperimentazione, di investigazione su quello che c'è e su quello che non c'è. Il disegno è lo sguardo dell’architetto sul mondo.
Un modo di procedere che evoca la componente del “mistero”, poiché disegnando emergono elementi nuovi, rimandi e immaginari diversi. Un disegno metafisico e uno fisico, quasi “chirurgico” nella capacità separatrice del disegno, nella messa in luce delle diverse articolazioni del progetto, nel costruire l’abitare. Che in fondo, è il compito dell’architetto secondo Purini.
Un disegno che è al contempo “interno” ed “esterno”: quello che è nella mente, immaginazione, e che si palesa – in un secondo momento – attraverso una traduzione, uno schizzo o un’immagine.
Il disegno manifesto
L’idea è che l’architetto debba avere un tema, “una cosa importante da dire agli altri”. Un argomento, che per essere compreso deve fondarsi su un linguaggio. Nel caso dell’architetto romano il manifesto è un disegno: “Classificazione per sezioni di situazioni spaziali” (1968). 72 disegni che consistono nelle trasformazioni di una sezione cubica, 72 metamorfosi.
Una matrice, da quel momento in poi, con cui ogni progetto di Franco Purini si relazionerà, il riferimento per ogni futura traduzione in architettura.
Per approfondire: ArchiTALKS Franco Purini