Arcadis: water, buildings, environment, infrastructures - ISPLORA
Arcadis - Massimiliano Pulice isplora intervista

Arcadis: la società nata "sott'acqua"

Innovazione

Water, buildings, environment, infrastructures: le linee d'azione della società d'ingegneria Arcadis. Ne abbiamo discusso con il CEO di Arcadis Italia Massimiliano Pulice

Come nasce e si struttura la società di ingegneria ARCADIS? Quali sono il metodo di lavoro, le professionalità coinvolte, gli ambiti di intervento e i servizi che offre?

Arcadis, a livello corporate, nasce poco prima dell'inizio del 1900, in Olanda. Iniziò, soprattutto, dalla costruzione e gestione di dighe e fiumi, per consentire sia l’irrigazione che la navigazione dei canali. Nasce, come dicono i miei colleghi olandesi, “sott'acqua”. Arcadis sin dal principio si è occupata di tematiche legate all'ingegneria del controllo e della convivenza degli esseri umani con l'acqua.

Oggi Arcadis, a livello di corporate, è una azienda basata su quattro business unit principali: Water, ovvero sistemi e soluzioni di ingegneria inerenti la convivenza tra gli esseri umani e l’acqua, ne sono un esempio i “polder” olandesi. Buildings, associata al contesto Real estate, quindi tutti i servizi di consulenza come le analisi di fattibilità tecnico-economiche, Due Diligence tecnico-ambientali, Project Management e progettazione in BIM su asset civili ed industriali. Environment, che è la parte dell'ingegneria che ha a che fare con l'analisi, la caratterizzazione dei terreni, la valutazione dei piani di bonifica fino all'esecuzione vera e propria della bonifica dei terreni. In questo momento Arcadis, a livello italiano, è impegnata nella bonifica di importanti aree contaminate. Infrastructures, quindi tutto ciò che è legato alla consulenza, all'ingegneria nell'ambito strutturale: autostrade, ponti, canali, sia come consulenza alle Stazioni Appaltanti, sia in termini di progetto, contract e cost management. 



Questo è un po' lo sviluppo a livello internazionale, mentre in Italia, oggi, possiamo dire di avere attive le prime tre linee di business (Acqua, Buildings, infrastructure). Nel caso specifico del tema “acqua” in Italia ci occupiamo soprattutto di depurazione e consulenza, analisi e progettazione di impianti di depurazione dell'acqua, sia pubblici che legati alla produzione industriale. In Arcadis, sin dall’inizio della sua storia, si è dato molto valore al lavoro di squadra, dove confluiscono tutte le sinergie e si aggregano le differenti competenze.

Depurazione dell’acqua, gestione delle risorse in maniera ottimale e via discorrendo… tutti elementi che agiscono sul nostro ambiente, lavorando sul territorio, reagendo a importanti temi come i cambiamenti climatici e la crescente urbanizzazione. Quali, dunque, possono essere alcune delle possibili risposte di Arcadis alle grandi questioni contemporanee?

Attraverso la ricerca e la pubblicazione dei risultati Arcadis dimostra e ha dimostrato la sua attività e pro-attività sul tema dei grandi cambiamenti, delle sfide globali. Inoltre, ogni anno, vi è un’analisi indipendente, il Sustainability City Index, basato su una serie di parametri che analizzano le condizioni di sostenibilità delle città. un report di riferimento per l'analisi della salubrità e della qualità di vita urbana; qualità intesa come rapporto fra le persone ed il loro ambiente.

Un esempio delle attività di Arcadis in questa direzione è stato il masterplan per la riqualificazione e la protezione delle coste di New York in seguito al drammatico passaggio dell’uragano Sandy di qualche anno fa.

Sulla base di queste esperienze e grazie alla “confidenza” che abbiamo con l'acqua ci stiamo spingendo addirittura a immaginare, cosa che sta già sta avvenendo ad Amsterdam, città più resilienti in relazione al cambiamento climatico, cercando di rispondere alle sempre più pressanti domande degli amministratori pubblici e, in particolare, cercando di capire se le  nostre città sono pronte a fronteggiare eventi climatici improvvisi e di violenza di gran lunga superiore al passato. Questa è una domanda che sorge anche nelle principali città italiane, il tutto significa poter progettare città e spazi urbani più resilienti, quindi capaci di assorbire, per esempio, i grandi volumi di precipitazioni, senza impatti significativi sul sistema fognario.

Un contributo in questa direzione arriva dal masterplan che ha vinto il concorso dello scalo Farini a Milano, dove Arcadis si è occupato della parte di sostenibilità, consumo dell'acqua e resilienza, all’interno del team di progetto composto da OMA e Laboratorio Permanente.

Arcadis quindi si colloca su un doppio binario, da un lato la collaborazione con le amministrazioni pubbliche e dall’altro i progetti per il settore privato, un esempio è il progetto per il campus OpenZone del gruppo Zambon. In questo caso qual è il vostro ruolo all'interno del progetto di Michele De Lucchi?



Nel progetto di ampliamento del campus OpenZone del gruppo Zambon sono coinvolte tutti e tre le nostre linee di business. Zambon aveva bisogno di una società di engineering che, in qualche modo, lavorasse in modo integrato, sul progetto, sulla digitalizzazione della proposta dell'archistar, sul controllo dei costi, sull'analisi idrogeologica del rischio di inondazione e sulla caratterizzazione dell’intervento di decontaminazione delle aree che ospiteranno la nuova sede del gruppo ed i laboratori ed uffici di ricerca in spazi di co-working.

Attraverso studi, rilievi e modelli digitali e vettoriali abbiamo portato il cliente sulla strada della comprensione delle nuove metodologie, non solo sulla parte progettuale di cui tutti parlano come nel caso del BIM, ma anche e soprattutto per la digitalizzazione di tutto processo, partendo dalle fasi di rilievo e demolizione sino all’asset e facility management mediante piattaforme dedicate basate sui modelli IFC, database sorgente di tutti gli oggetti BIM.

Passiamo invece ad un altro progetto, già emerso in precedenza, il masterplan degli Scali Farini e San Cristoforo a Milano. Avete lavorato all’interno di un team internazionale di progettisti con cui avete sviluppato una proposta che mette al centro gli aspetti ambientali e climatici come priorità per lo sviluppo della città…



Il progetto Agenti Climatici, realizzato in collaborazione con il team olandese OMA (lo studio olandese fondato nel 1975 da Rem Koolhaas) e Laboratorio Permanente (studio milanese fondato nel 2008 da Nicola Russi e Angelica Sylos Labini), propone l'idea innovativa del bosco “lineare”. Questo bosco lineare è in grado di raffrescare i venti caldi che provengono da sud ovest e di depurare l'area sia come un Limpidarium d'aria, scalo Farini, e sia come un Limpidarium d'acqua per lo scalo San Cristoforo, attraverso un sistema di bacini.

Per lo scalo San Cristoforo un grande sistema di laminazione delle acque piovane diventa un serbatoio di compensazione fondamentale durante i grandi eventi metereologici, funzionando da filtro meccanico delle acque che vengono rigenerate biologicamente e permettendo così alla fine del processo di avere piscine naturali. 



Per lo scalo Farini, invece, il filtro ecologico del bosco “linerare” serve a rinfrescare il clima e a filtrare l’inquinamentoIl concetto alla base del progetto è lo studio approfondito dell'interazione sottosuolo-soprasuolo ma, soprattutto, la creazione di polmoni di ossigeno, di cui Milano ha bisogno, per contrastare il problema del traffico.

Come vi siete coordinati con questo team molto ampio, che comprende esponenti illustri del mondo del progetto urbano, da Philippe Rahm a Rem Koolhaas?

L'idea progettuale è strutturata sul recupero ambientale delle aree degradate con tecniche sostenibili e a basso impatto ambientale ma ad alto profilo ecologico. Questo significa che lo sviluppo del progetto doveva tenere conto delle linee guida e dei paletti “positivi” che abbiamo segnalato e che sono stati accolti dai progettisti.

Troppo spesso le tecnologie di bonifica vengono affrontate dalla pubblica amministrazione senza tenere in conto di quel che verrà costruito e questo, per il futuro sviluppo delle aree urbane, è il tema chiave, soprattutto in termini di costi. In funzione del progetto architettonico ne deriva quello di bonifica o viceversa, in funzione della contaminazione del sottosuolo o l’interazione con la falda, viene posizionato il progetto, lavorando così attraverso l’interazione di layers diversi. 

Importante, in questo caso, è la digitalizzazione delle informazioni, ad oggi è possibile fare delle simulazioni quasi in tempo reale rispetto alla realizzazione che viene in superficie, agli impatti che può avere nel sottosuolo e sulle aree dirette. 

Interessante questo fil rouge che collega il progetto di bonifica e il progetto “immobiliare”, soprattutto in termini di sostenibilità…
Volendo invece passare all'ultima domanda, sono molti i progetti che sviluppate in Italia: dal Club Med a Cefalù di King Roselli Architetti al The Student Hotel a Firenze di Archea Associati. Quale tipo di supporto avete fornito?

Il supporto a questi progetti si è verificato sin dall'inizio, dall'acquisizione dell'immobile, quindi per entrambi ci siamo occupati della Due Diligence tecnico-ambientale, verificando le caratteristiche dell'immobile dal punto di vista di rispondenza alle normative, come la presenza di amianto e fibre minerali. La Due Diligence non è solamente rivolta alla mitigazione e alla valorizzazione di vincoli di tipo tecnico/urbanistico, ma anche alla risoluzione delle questioni ambientali

Nello svolgimento dell’analisi proponiamo al potenziale investitore /compratore dei semafori verdi, gialli e rossi in funzione dell'enfasi e dell'attenzione che vogliamo dare alla risoluzione di alcune problematiche o questioni progettuali, in modo da fornire un primo prospetto relativo all’operazione ed ai costi che dovrà sostenere una volta acquisito l’immobile, portafoglio o asset (es: un terreno brownfield contaminato).

I semafori rossi che accendiamo diventano poi, nella Fase II della Due Diligence, delle analisi invasive specifiche sull'immobile quali: carotaggi di pavimento, rivestimento, tetto, etc. in modo da fornire delle mappature sulla pericolosità o sulle problematicità al fine di produrre piani di bonifica e smaltimento.

Altra azione è quella che riguarda la definizione del “budget” o cost-plan dell’intervento, a cui seguono – come nel caso del The Student Hotel a Firenze progettato dallo studio Archea– le fasi di project management, coordinamento, gestione e controllo dei costi durante l’avanzamento lavori per concludere con l’hand-over e il commissioning dell’immobile.

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